sabato 13 febbraio 2010

Patrick Warren - Il pianista alla Casa Bianca



E' Patrick Warren il pianista che ha accompagnato Bob Dylan alla Casa Bianca, assieme a Tony Garnier. Proprio il bassista sembra essere il filo rosso che ha fatto da tramite fra Dylan e Warren.

Patrick Warren ha suonato fra gli altri con Tracy Chapman, Emmylou Harris, Joe Cocker, Rod Stewart, Tom Waits, Bruce Springsteen (Magic) e lo stesso Dylan, su Christmas in the heart, dove Warren suona il piano, l'organo e la celeste.

mercoledì 10 febbraio 2010

Bob Dylan - Live At The White House (2010)



"Venite senatori, membri del congresso per favore date importanza alla chiamata e non rimanete sulla porta non bloccate l'atrio perché quello che si ferirà sarà colui che ha cercato di impedire l'entrata c'è una battaglia fuori e sta infuriando. Presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri perché i tempi stanno cambiando"

Questa straordinaria performance di Bob Dylan alla Casa Bianca, ci riporta con la mente agli anni sessanta, ai movimenti per i diritti civili, alla versione black che realizzò Nina Simone, ma anche alla versione demo del 1963 col pianoforte, reperibile su The Bootleg Series 1-3

Curiosamente il piano ricorda vagamente "Have a little faith in me" di John Hiatt.
Bob Dylan ha scritto un'altra importante pagina nella sua lunga carriera artistica.

Emozionante ed imperdibile!


venerdì 5 febbraio 2010

Recensioni dylaniane - Together Through Life



Bob Dylan è tornato ancora una volta, al suo meglio, come non faceva ormai da dodici anni. Questo nuovo lavoro è infatti la migliore produzione dylaniana dai tempi di Time out of mind (e Oh Mercy) “Forgetful Heart” è quello che si dice un brano epocale, uno dei migliori ruggiti del decennio da parte del cantautore statunitense. Un brano che convince sin dalla prima nota e dal primo verso, chi meglio di Dylan potrebbe cantare di questo Cuore smemorato, nessuno saprebbe essere così convincente oggi, tranne forse il miglior Tom Waits.


Dylan ha scoperto il gusto dell’auto citazione, e Forgtful Heart richiama con vigore alle passate incisioni di Time out of mind, Oh mercy e Modern Times. E lo fa con maggiore intensità e con un dono di sintesi espressiva e lirica che forse era mancata in Modern Times, prendiamo ad esempio il brano Ain ’t Talkin’ e sovrapponiamolo a questa Forgtful Heart: nove minuti contro i quasi quattro di Forgetful. Il banjo appalachiano di Herron, la fisarmonica zydeco di Hidalgo e la chitarra a saturazione valvolare di Campbell creano un connubio di nervi, sangue e sabbia, in bilico fra aria e fuoco. Prodotto da un quasi settantenne con mano grintosa e professionale, manco ne potesse dipendere il proprio sostentamento.

Solo “If you ever go to Houston” (che ricorda Midnight Special) annoia a tratti, coi suoi abbondanti cinque minuti, il resto è un capolavoro di sintesi, superiore a Love and Theft e paragonabile al solo Oh Mercy, per quanto riguarda la produzione negli ultimi vent’anni del Nostro. In questo disco si sentono echi da Desire, Pat Garrett & Billy The Kid, Time out of Mind…


La fisarmonica di Hidalgo e la chitarra di Campbell colorano panorami di sole e terra, come non si sentiva da tempo… C’è energia che non ti aspetti su All Good e Beyond Here lies Nothin’, e c’è grande vigore sonoro anche nella ballata di I Feel a change comin’on, ancora un’auto citazione proveniente forse dai mitici Basement tapes o da Planet Waves…


E' molto bello che Dylan riscopra con grande passione l’amore di questo strumento così legato alla tradizione della musica latina… i Calexico, che tanto bene avevano suonato le canzoni d Dylan sulla colonna sonora di I’ m not there, a pensarci
bene sembrava quasi una imbeccata al maestro quella ad opera di Todd Haynes & Company (non a caso nella colonna sonora c’era anche David Hidalgo coi suoi Los Lobos in una saporita riproposta zydeco di Billy #1, e gia presente anche in Masked and Anonymous) E’ musica di confine, fra il Messico e la redenzione… E non a caso si è parlato per questo disco della vicinanza fra Dylan e Willy DeVille… E ancora una volta ci troviamo do fronte a questa figura della porta: aperta, chiusa o immaginaria…


Uno dei momenti più convincenti del disco è It’s all good, dove energia, ironia e rinuncia confluiscono nel grande fiume dell’ispirazione dylaniana, mentre intorno
a lui i palazzi crollano e il pianto delle vedove si mescola al sangue degli orfani… Le svisate di basso in stile The Band ci accompagnano in uno dei brani più significativi dell’opera, quella I Feel a change comin’on, che ci fa ben sperare in un possibile seguito di questo lavoro.Ed un brano che speriamo di ascoltare presto anche in versione live…


Cambiano le cose, cambiano i suoni e tutto sembra diverso. Però poi un voce, familiare, comprensibile arriva nelle nostre case, macchine, Ipod e tutto il resto...
E’ il nuovo disco di Bob Dylan, e soprattutto e' la voce autentica dell'America che fu... La voce di una rara e devastata umanità che sembra vacillare, ma non cede di un millimetro... perché quella voce non può cantare la resa, e neppure il crepuscolo degli Eroi... e' la voce della Gente, e' la voce di una generazione che ancora non cede il passo alla sconfitta...


Come ha detto RJ Eskow “Oggi Dylan non fa musica, lui è la musica!” Come dice Roy Menarini a proposito di Gran Torino, c’è un filo sottile che unisce la letteratura di Cormac McCarthy, il cinema di Clint Eastwood e i dischi di Dylan, sono questi autori gli ultimi bardi della “mitografia” di una Nazione… I dischi della Sun Records e della Chess, Elvis e Muddy Waters, Memphis e Chicago, Otis Rush e All your love, Willie Dixon e I Just Want To Make Love To You, Sam Cooke e A change is gonna come; insomma sembra davvero che ci sia il sangue del Paese nella sua voce! Dylan canta con la consapevolezza del sopravvissuto, al proprio mito, all’America dei Faulkner e dei Twain, di Melville e di Masters, è lui probabilmente l’ultimo discendente di una stirpe ormai estinta di cantastorie...

David Hidalgo suona frasi di fisarmonica a mezza strada fra i trilli d’organo di Al Kooper e la senile e sontuosa mano di Auggie Meyers… ma non è solo la fisarmonica l’arma vincente di questo disco, le chitarre trattenute e distorte ad opera di Mike Campbell, sono cuciture di cuoio essenziali nel loro ricamo avvolgente…

La seconda metà del disco si avvicina lentamente a pagine passate più elettriche e aggressive: c’è una maggiore presenza della chitarra elettrica e alla fisarmonica si sostituisce lentamente un violino country (in “This dream of you”) che non può che richiamare alla mente l’intensissimo e danzante “Desire” del ’76 (e in particolare Romance in Durango) ma anche le ballate meticcie del compianto Willy De Ville.

martedì 2 febbraio 2010

LAC di Londra 2010 - L'appuntamento dell'anno



Si è conclusa Sabato la convention più importante dell'anno giunta alla sua nona edizione. Business Raptors Ltd con 4 rappresentanti, incluso il sottoscritto, è stata presente a tutti gli eventi. Che si trattasse di stringere mani agli affiliate managers di altre compagnie o di ballare ai party con i rappresentanti del gentil sesso di potenziali partners: La Business Raptors era sempre sul posto instancabile e operativa a tutti i livelli.

Tra gli stand molti amici ed ex colleghi. Vincenzo Dente e Domenico Gallotta di Betclic per discutere dei massimi sistemi dell'Igaming da una prospettiva italiana, Uri Levi, kyprianos e George di Redkings, EGO a dire il vero, e il mio mentore Michael Golembo che se la passano bene in quel di Limassol, Cipro. E poi il legendario Pedro Calderon affiliate manager di Chilipoker, un amico fraterno del mio periodo Maltese. C'erano anche gli amici francesi di Gambling-Affiliation presenti ed efficientissimi come sempre. Un caro saluto al Presidente Fabrice e al Ceo Antoine. E poi John Benjamin di ChanceRoom operativo e professionale come al solito. Insomma il Lac di Londra come evento non solo di business ma anche un modo per rivedere amici che dal contatto quotidiano su msn o skype per una volta si materializzano e diventano quello che sono: degli amici con i quali parlare della vita e del busienss magari davanti una birra parlando di come il mercato sia cambiato negli ultimi anni.

Il Lac di Londra oltre ad essere stata un'occasione di rivedere vecchi amici è stata anche un'occasione per fare nuove amicizie e disegnare nuovi scenari di business. Tra questi ricordiamo Claire Letouzey, affiliate Relationship Manager di Roxy affiliates, Inbal Cohen di affclub.com, Itai Loewenstein, Boss della Kamay Holdings Ltd, Diego Di Giorno di Globet, Jonathan Lee della WnXwn.com, Meital Hillel di affeurope, Sophia Lai della SEGA e molti altri. Adesso ringraziandovi della pazienza torno su skype ed msn a racogliere quello che in questi 3 giorni abbiamo seminato.