E' ormai consuetudine per chi frequenta la blogosfera e per i tanti naviganti del web incappare in un nuovo brutto articolo su Bob Dylan. E non sono solo i blogger a riempirci di inutili ed inesatte notizie sul musicista statunitense. Una prassi dei cronisti del web è ripercorrere i suoi 50 anni di carriera con una carrellata degna delle migliori pellicole di Kubrick. Qui si scoprirà che Dylan, dopo aver fatto parte del movimento dei diritti civili e della controcultura anni '60, passò al folk-rock influenzato dai Beatles, e a cominciare dal 1965 vestì con strumenti elettrici le sue canzoni. Immancabile l'incidente in moto che segnò il suo ritiro dalle scene, la sua svolta in stile country Nashville, il suo disco peggiore, Self Portrait, la colonna sonora del film Pat Garrett and Billy the Kid che contiene la celebre Knockin' on heavens door poi ripresa dai Guns'n' Roses. Il ritorno sui palchi con i The Band è del '74. Poi il ritorno all'impegno col brano Hurricane in difesa del pugile nero Rubin Carter, ingiustamente accusato di omicidio. La svolta religiosa del '79 e il periodo di cristiano rinato con dischi gospel soul. E mi fermo qui, vi voglio risparmiare gli anni ottanta.
Non so se avete notato, ma ho parlato di tante cose meno che di musica, di dischi e di fatti veramente rilevanti. E in tutto questo voglio farvi notare un' altra cosa. Siamo nel 2010 e se proprio vogliamo ripercorrere la carriera di Dylan a ritroso perché non cominciare dagli anni recenti. Dal 1989 ad esempio o dal '97. Parlare ad esempio di dischi come Oh, Mercy Time out of mind o Love and theft potrebbe aiutare a contestualizzare Dylan nel giusto periodo storico musicale. Che senso ha dire che Dylan non suona più la chitarra acustica nei concerti, che le sue canzoni sono irriconoscibili, che la sua band è mediocre, che non ha più voce. Tutte cose davvero inutili e che poi servono a concludere questi brutti articoli scritti solo per dovere di cronaca. A proposito Dylan è attualmente in tour, da circa vent'anni e dal 2006 ad oggi ha pubblicato Modern Times, Tell Tale Signs, Together Through Life e Christmas In The Heart. E nonostante il mio brutto e sarcastico post è considerato una delle figure più rilevanti della seconda metà del novecento, un musicista caparbio e uno dei maggiori autori di canzoni vivente.
Questo post l'ho scritto nel 2010, ma strano a dirsi, è ancora oggi relativamente attuale, odierno. Purtroppo è stato rilasciato un nuovo documentario sugli anni ottanta, per nostra fortuna Dylan ha un ruolo marginale, se non del tutto cosmetico. Nonostante questo il suo nome, strano ma vero, sta sempre in testa al cartellone. Perché Bob Dylan è il MENESTRELLO, l'eroe proletario che flagella la propria coscienza. Non serve a nulla sottrarsi in questo gioco al massacro. Solo una pedina nel loro gioco, cantava un giovane ma scaltro cantautore negli anni Sessanta. Non cambierà nulla. Passano gli anni e siamo ancora costretti a sentire e a leggere fesserie su Dylan. Oltretutto si potrebbe semplicemente dire che a Dylan la canzone non piaceva. Appare evidente e se non sbaglio dopo qualche tempo l'ha pure detto a chiare lettere. Eppure c'è sempre il Mister Jones di turno, che anziché fare un po' di inchiesta, sforzarsi di capire il motivo della presenza di Dylan durante la registrazione di WE ARE THE WORLD, continua a sciorinare le solite cavolate, sul fatto che Dylan non sia in grado di cantare due versi di un brano pop zuccheroso, tutto retorica e buoni propositi democratici. Va bene, ve lo dico io allora come stavano e come stanno le cose, il pezzo sembra un jingle pubblicitario brutto, Dylan cambia idea e si rifiuta di incidere la sua parte. O meglio fa resistenza. Però poi si arrende alle giuste richieste del produttore Quincy Jones, di Stevie Wonder, coinvolto nel progetto dalle prime battute, da fonici e assistenti di produzione. Viene incoraggiato e alla fine, la sfanga. Di mestiere, di malavoglia.
E non serve essere grandi firme del giornalismo musicale per capirlo, per vedere. E' una cosa palese, evidente. E sì, tutta l'operazione era e resta discutibile, una gran porcata, artisticamente parlando. Non conoscevo alcuni dettagli e consiglio a tutti la visione di questo CAPOLAVORO degli anni anni ottanta, che si intitola WE ARE THE WORLD: LA NOTTE CHE HA CAMBIATO IL POP.
Titolo onesto, che non nasconde la sua natura smargiassa, pomposa e autocelebrativa. Con buona pace di chi sostiene a distanza di 39 anni che Dylan abbia fatto una figuraccia in mondovisione. La figuraccia per me l'ha fatta chi scritto, suonato e prodotto questa spazzatura che ebbe un successo commerciale senza precedenti. Personalmente non mi interessa conoscere i motivi per cui Dylan abbia voluto partecipare. Per me è stato un errore, uno dei tanti, troppi passi falsi del suo decennio nero, gli anni Ottanta!
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RispondiEliminaChi scrive male di Bob e dei suoi ultimi quindici anni di carriera può mettersi un dito dove dico io e...lasciamo perdere. Considero Time out of mind e Modern Times (sopratutto MD) due capolavori assoluti della storia del rock. Tell Tale signs un buon bootleg e Togheter through life un buon disco. La sua voce è la voce di uno che la vita l'ha vissuta e cantata davvero e continua a farlo..e come auspico continuerà a fare. Non suona più la chitarra..? Pace..non mi sembra un gran problema..l'importante è che continui a rinnovarsi (e alla soglia dei 70 chi lo fa se non lui?) e sforni ancora buone canzoni come solo lui sa fare. Ricordo che Bob è l'unico autore rock ad essere studiato nelle università e nelle scuole..il che vuol dire che la sua arte la si ritroverà nel corso dei decenni e dei secoli a venire. Quindi VIVA BOB! Quello di ieri, di oggi e di domani. P.S. Consideriamoci fortunati ad averlo visto, vissuto e ascoltato in tempo reale..cose che in molti ci invidieranno fra un pò di anni..del resto chi di noi non avrebbe mai voluto, almeno per una volta vivere l'arte di Shakespeare come fosse un contemporaneo?
RispondiEliminaIo credo che ci siano fondamentalmente due tipologie di "personaggi" che parlano male di BOB.
RispondiElimina1. Quelli che, non potendo brillare di luce propria, brillano della luce riflessa di DYLAN e, parlandone male, hanno per quel breve lasso di tempo un minimo di visibilità che altrimenti mai avrebbero.
In questa tipologia di personaggi rientrano individui che scrivono insignificanti (presunti) articoli Dylaniani sui loro blog -in rete che ne sono parecchi, ovviamente non è il caso di questo blog- e addirittura hanno l'ardire di mandare DYLAN a quel paese(che, per carità, se comprovato da valide motivazioni ci potrebbe anche stare, ma non così come sono stato costretto a leggere in una ridicola patetica pseudo poesia che circola in rete).
E rientrano in questa tipologia di personaggi anche i grandi miti degli anni sessanta oggi per lo più dimenticati i quali posso immaginare non vivano troppo bene il fatto di non essere riusciti a tenersi al passo coi tempi e con le nuove generazioni, cosa invece riuscita -perlomeno in parte- a DYLAN. Il DYLAN di oggi -e quindi dei suoi lavori recenti- è ancora in grado di emozionare, di far parlare di sè, di creare album quantomeno buoni e talvolta persino ottimi, raccogliendo consensi di critica e pubblico, ed è in grado, cosa ancor più straordinaria, di entusiasmare non solo i nostalgici del Folk o da chi ha avuto la fortuna di vivere "dal vivo" la rivoluzione di "Highway 61 Revisited", la potenza maestosa e la magia di "Blonde on Blonde" e le emozioni intense e profonde di "Blood on the Tracks", ma anche di chi oggi si avvicina alla musica e cerca veri Maestri e vere Emozioni.
2. Quelli che in qualche modo lo ritengono un traditore, così come lo ritenne tale il tizio che gli urlò "JUDAS!" nel lontano 1966. Quelli che negli anni sessanta lo ritennero un traditore sono stati clamorosamente smentiti dal Tempo e dalla Storia e mi auguro che oggi si siano finalmente resi conto di quanto fossero ottusi e di quanto DYLAN in realtà non li avesse mai traditi, ma erano loro a tradire se stessi e DYLAN.
Allo stesso modo sono certo che un giorno verranno smentiti quelli che ritengono il DYLAN degli ultimi anni un cantautore finito o peggio.
Nessuno è perfetto, e neppure DYLAN, ovviamente, lo è. Ma l'imperfetto BOB DYLAN è comunque ancora oggi, soprattutto oggi, Unico e Irraggiungibile e, proprio per questo è amato ed odiato, ammirato e insultato, e gli si chiede sempre qualcosa di più, ma mi domando cosa volere di più da un Cantautore(termine molto stretto x DYLAN) che nei suoi ultimi album ci ha regalato brani come "WORKINGMAN'S BLUES" e "FORGETFUL HEART", tanto per fare due esempi da due album recenti.
I concerti di DYLAN sono da sempre criticati, spesso a ragione, talvolta dimenticandosi che DYLAN non canta per me o per ognuno di noi come singola persona, DYLAN canta probabilmente per se stesso e sicuramente anche per chi, in quell'esatto momento, ha bisogno di qualcuno che gli dica con voce gracchiante "How does it feeeel?" o gli sussurri quasi senza voce "Don't think twice, it's all right" e chi lo ascolta non saprà mai perchè, ma, quelle semplici parole, dette da quell'omino buffo ricurvo su di una tastiera da oratorio, improvvisante, inaspettatamente, cancellano ogni dolore, rimarginano ogni ferita, lasciando intravedere nuovi, sconfinati orizzonti.
Marco On The Tracks