Highway 61 Revisited (1965)
How does it feel, How does it feel, To be on your own, Like a complete unknow, Like a rolling stone?
Highway 61
Revisited è uno dei dischi spartiacque della storia del rock. Solo che quando
uscì il concetto stesso di rock, senza roll, non era ancora stato delineato
e messo a fuoco. Non solo: c'è da compiere diversi passi indietro, sostenendo come all'epoca, molti dei nostri eroi e miti musicali, non si erano ancora manifestati, o non stavano lottando per ottenere successo. In effetti prima
di quel 30 agosto 1965, c'erano solo Dylan (non ancora affermato in
ambito di musica elettrificata) i Beatles, gli Stones (che erano poco più di una promettente blues band), gli Animals e i Kinks.
Basta così. Una lista breve, concisa. Dopo le cose sarebbero invece
cambiate, un po' per tutti, inclusi i fruitori di musica pop rock. Le ragioni?
Semplici. Questo disco oltre a contribuire a gettare le basi dell'ascolto di un
33 giri conteneva due brani la cui durata era superiore ai sei minuti. Uno di
questi fece la storia del rock. Si tratta di Like a Rolling Stone. Dylan può
piacere oppure no, ma questo classico della popular music resterà per sempre
nel tempo e negli annali. E non è semplice resistere al tempo e a un autore
così importante e influente. La canzone che diede il titolo al disco è
formidabile nella sua sintesi, sotto il profilo sonoro, quanto sotto quello
testuale. Cosa c’è di più innovativo e al contempo classico di mettere in scena
un dramma di ispirazione biblico dove troviamo Dio e Abramo in un surreale
dialogo che ha come sfondo proprio la Highway 61. Si tratta in effetti di una
vera strada che collega il Minnesota con New Orleans, passando per Chicago, St.
Louis e Memphis. Ed è di cruciale importanza sottolineare come per il giovane
autore questa strada che conduce a Sud fosse di ispirazione come metafora della
musica blues e delle radici sonore e artistiche di cui Dylan si è sempre detto
affascinato. Una sorta di trovatore e di antropologo un po’ naif, ma proprio
per questo capace di coniugare il proprio pensiero musicale con un modo nuovo
di fare musica, che fino a questo punto in pochi avevano davvero esplorato e
tentato di portare alla luce. È un lavoro di sintesi, che a un orecchio poco
allenato potrebbe apparire rozzo e poco definito. In realtà Dylan e i musicisti
coinvolti diedero vita a un lavoro maiuscolo per la forma canzone e per i
limiti stessi del genere in termini di crossover. Tuttavia il merito, nuovamente
va suddiviso tra il suo autore e i protagonisti che presero parte a questo
capolavoro. Come era già successo pochi mesi prima, ma stavolta con maggiore
continuità, Dylan realizza un lavoro in studio elettrico. Coinvolge infatti un
gruppo di musicisti che lo affiancano contribuendo in modo sostanziale alla
riuscita dei brani. In cabina di regia subentra Bob Johnston a Tom
Wilson, che aveva prodotto i primi dischi di Dylan, incluso quello della
svolta elettrica, Bringing it all back home. Stavolta però le cose vanno in
modo diverso, nel senso che ci sarà più spazio e campo per la sperimentazione e
soprattutto per l'improvvisazione. Secondo alcuni sarà il caos a regnare
sovrano in tutte le sessions, ma il risultato finale ci dice qualcosa di
differente. Ci dice che questo è probabilmente il più grande disco mai
realizzato in carriera da Bob Dylan.
“Non sarò mai più capace di fare un
disco migliore di questo. Highway 61 è troppo buono, c'è un sacco di roba che
io vorrei ascoltare, lì dentro", disse lo stesso Dylan al suo biografo Anthony
Scaduto.
Nove tracce
dove l'unica più debole From a Buick 6 è un roco e teso up-tempo in chiave
blues che nel contesto farà da collante tra It Takes a Lot to Laught e Ballad
of a Thin Man, brano indebitato nei confronti di Ray Charles con un testo
killer e un riff di organo memorabile, uno dei tanti colpi vincenti messi a
segno in questo lavoro da Al Kooper, sì proprio lui, quello che non poteva
sedersi dietro l'Hammond per eseguire il famoso suono che contribuirà al
successo del singolo Like a Rolling Stone. Dylan però oltre che essere in stato
di grazia compositiva, ha anche due ferri di cavallo sotto le suole delle
scarpe. In quel momento qualsiasi cosa tocchi, diventa oro! Come lo sappiamo?
Basti ascoltare il Bootleg Series Vol.12 The Cutting Edge. Storta va,
deritta vene, sembra essere il suo motto. Oggi con la critica revisionista
tutto questo potrebbe essere bollato come dilettantismo, infatti durante il
2020 se la memoria non mi inganna nessuno è andato vicino dal realizzare un
disco lontanamente accostabile ad Highway 61 di Dylan, ma questa è un'altra
dannata questione!
Oh, Dio disse ad Abramo "Sacrificami un figlio" Abe disse "Amico, mi prendi in giro? "Dio disse "No", Abe disse "Cosa?" Dio disse "Puoi fare come vuoi Abe ma la prossima volta che mi vedi arrivare sarà meglio che teli" Allora Abe disse "Dove vuoi che avvenga questo omicidio?" Dio disse "Sulla Highway 61"
Cornice storica in cui venne registrato l'album
Anticipato
dal singolo Like a Rolling Stone, pubblicato il 20 luglio 1965, Highway 61
Revisited estende la formula che si era già sentita su Bringing it all back
home. A differenza del suo predecessore, con il quale condivide la base degli
arrangiamenti blues, che determina almeno la metà del disco, qui trovano spazio
un certo gusto per il pop, il doppio shuffle, ritmi discendenti stile Ray
Charles e rock and roll. L’atmosfera e le vibrazioni dell’album riescono a
catturare quello che stava accadendo durante quegli anni. Un suono umano e
ruvido, come una copertina di Life, un discorso dove il senso di sfida e
di consapevolezza si fa audace, visto che l’autore consapevolmente punta il
dito verso tutto e tutti.
Secondo Joe
Henry questo disco può essere paragonato a Citizen Kane di Welles e sul
fronte musicale a incisioni come West End Blues e Now’s the Time, cambiando
tutto quello che è venuto dopo. Per Bruce Springsteen “Quel colpo di
rullante risuonò come se qualcuno avesse sfondato a calci la porta della tua
mente. Un colpo di batteria che schiude un mondo, crea una storia che si fa
leggenda. Secondo Uncut si tratta dell’evento culturale che ha cambiato
il mondo. In questo disco c’è una aggressività di suono che segna un cambiamento
deciso di rotta, dove a differenza di Bringing it all back home viene
privilegiato un suono sporco, sbilenco, con gli strumenti molto vicini tra
loro. Un aspetto questo, che se negli anni sessanta poteva risultare un errore,
oggi ne fa aumentare il valore intrinseco. Il merito è in parte di Dylan e in
parte del gruppo che lo accompagna. Qui troviamo infatti musicisti come Harvey
Brooks, Sam Lay, ma soprattutto Mike Bloomfield e Al Kooper. Contribuisce solo
per il brano Desolation Row, il pluristrumentista di Nashville, Charlie McCoy.
Un breve film di 11 minuti e 18 secondi, secondo Tony Glover. È come se
Billy Wilder venisse incontro allo stile surreale di Luis Bunuel.
Le cover di
rilievo nel tempo
Pochi dischi
contengono canzoni che sono state reinterpretate da altri artisti come Highway
61. Citiamo qui solo gli artisti e le versioni più importanti per questioni di
spazio. Jimi Hendrix non ha mai nascosto l’influenza di questo disco e la prova
arriva dalla sua versione di Like a Rolling Stone. Brano che è stato eseguito,
tra gli altri, da David Bowie, Rolling Stones, Bruce Springsteen, John
Mellencamp, Johnny Winter e Judy Collins. Vanno poi ricordate le cover di
artisti del calibro di Nina Simone, Neil Young, Grateful Dead, Billy Joel, PJ
Harvey e Linda Ronstadt, tra gli altri.
Considerazioni
finali su Highway 61 Revisited
Non è il valore dei singoli brani o la somma di questo importante album a renderlo così celebrato nel tempo. Secondo il produttore e musicista Joe Henry, interpellato da Jon Bream per discutere di Highway 61: "Qui sembra di ascoltare persone che saltano fuori da un microfono. Questo avviene nei momenti migliore e nei solchi di un disco di valore assoluto. Il suono è totalmente elettrico e vivo, non si tratta di un documento con sigillo. Spesso Highway 61 mi fa questo effetto. Sembra che si stia ancora evolvendo, perché noi ascoltatori siamo così coinvolti, da evolverci mentre lo stiamo ascoltando. Non mi suona ancora come un progetto musicale concluso del tutto." Naturalmente tale dichiarazione va letta in un senso del tutto positivo che valorizza e aumenta le quotazioni di un disco che ha fatto e continua a fare epoca, nel contesto del rock d'autore. È innegabilmente uno dei lavori migliori di uno degli autori più influenti della storia musicale popolare del Novecento. Piaccia o meno, questo resta un dato oggettivo e fuori da ogni discussione di rilievo in campo musicale, testuale e di cornice storica. In attesa che venga scalzato dai nuovi autori di musica popolare e rock. Li attendiamo fiduciosi al varco, con la medesima aggressività che Dylan ha mostrato nelle liriche e nei suoi del suo capolavoro, Like a Rolling Stone.
Ezra Pound e T.S. Eliot combattono
nella torre di comando mentre cantanti di calipso li deridono e pescatori
porgono fiori tra le finestre del mare dove amabili sirene nuotano e nessuno
deve preoccuparsi troppo di questo vicolo della desolazione.
Dario Twist of Fate
Ottimo commento.vedo, dal punto di vista letterario, fortemente presente il tema della strada, declinato a partire da una delle strade più nevralgiche degli State, la 61, per finire in desolation row, una canzone/poesia caratterizzata da immagini simboliche che contaminano personaggi illustri, poeti, protagonisti di fiabe e di opere letterarie con innovativa e fantastica genialità
RispondiEliminaHo dimenticato di firmare il breve commento precedente... Carla Cinderella
RispondiEliminaTutto molto giusto e vero.
RispondiEliminaConcordo con te. 😎🎧🤩
(siamo cosi coinvolti da evolverci mentre lo stiamo ascoltando-)più chiaro di cosi--vai Dario---bravissimo-marco manici-
RispondiEliminaTi ringrazio molto caro Marco. 🤩😎❤🎧
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