Per analizzare in modo strutturato gli album folk e tradizionali pubblicati da Bob Dylan durante i primi anni novanta bisogna fare prima qualche passo indietro. Per una maggiore comprensione della sua vicenda artistica, della scena musicale turbolenta e fertile, di quel decennio appena iniziato, ma che già aveva mostrato vento di cambiamento. In effetti c'era stato più di uno squillo da parte delle nuove leve musicali e di una generazione che si sarebbe presa con autorevolezza le luci della ribalta.
Bisogna
partire proprio da quel programma televisivo di enorme successo e impatto che fu
appunto l'Unplugged, ma anche lo stesso palinsesto di MTV potrebbe
aiutarci a compiere una ricognizione efficace e polifonica. Dire che Bob
Dylan alla soglia del nuovo millennio era un artista senza più molto da
dire è un luogo comune da sfatare con ogni mezzo, legale e illegale. Stiamo
parlando di un autore e di un interprete che aveva influenzato almeno
una generazione di autori ora maturi e imposti sul mercato discografico, i cui prodotti di grandissima qualità erano destinati a durare nel tempo. Si pensi ad esempio a gente
come Tom Petty, che raccolse proprio a cavallo tra gli anni ottanta e i novanta
il testimone, così come lo stesso Bruce Springsteen, Tom Waits, ma anche gli Pearl Jam e in special modo Eddie Vedder, proprio come Bono Vox degli U2. Gli U2 nel 1988 resero omaggio alla musica statunitense che li aveva ispirati, nella loro lunga
cavalcata verso il successo planetario. Senza soffermarsi troppo sul singolo
artista, band o chitarrista, il lascito di Dylan era evidente e influente. Basti citare un singolo successo dei Guns ‘N’ Roses come la rilettura di Knockin'
on Heaven's Door, brano che porta la formazione capitanata da Slash
e da Axl Rose ai vertici delle classifiche e dei gradimenti di un
pubblico stratificato ed eterogeneo.
Eppure Bob
Dylan non veniva certo da un decennio facile e ricco di successi e
gratificazioni discografiche. È vero che aveva prodotto e pubblicato durante
gli anni ottanta due dei suoi album migliori e di maggior successo come Infidels
del 1983 prodotto da Mark Knopfler dei Dire Straits (altra band
profondamente ispirata e in debito nei confronti di His Bobness) e soprattutto
il più recente successo di Oh, Mercy prodotto stavolta dal mago del
suono (U2, Robbie Robertson, Peter Gabriel) Daniel Lanois. Il
polistrumentista canadese aveva infatti stravolto e modernizzato gli
arrangiamenti delle canzoni di Dylan, aiutandolo e dirigendolo verso una nuova
visione di consapevolezza e di brillantezza essenziale del sound. Dylan negli
anni ottanta sembrava sempre più perso e arroccato sulle proprie convinzioni. A
detta della critica non era altro che un ferro vecchio del rock e del folk.
Nessuno acquistava e ascoltava più la sua musica, in un decennio dove il
concetto fatalista dell'usa e getta aveva preso il sopravvento. Del resto fu un
decennio per niente facile per le vecchie glorie della musica d'autore, come
possiamo vedere dando uno sguardo ad artisti come lo stesso Neil Young, Van
Morrison e altri. In particolare però Dylan era colpevole di un delitto
capitale: aveva pubblicato almeno due album nella seconda metà degli anni
ottanta che la critica e il pubblico aveva salutato come i suoi peggiori lavori
dai tempi di Self Portrait. Come sempre la storia e il tempo sono
galantuomini, ma anche tra il suo zoccolo duro di sostenitori questi dischi non
erano affatto piaciuti.
A questo
punto l'idea appare chiara. Un ritorno alle origini di menestrello e di folksinger. Del resto non
era forse lui il Wonder Boy degli anni sessanta, il principe della scena
newyorkese che si impose al pubblico e convinse il grande talent scout John
Hammond a metterlo sotto contratto con la Columbia Records? Era lui
e ogni tanto forse gli piace ricordarselo. Con questi due album che non
contengono nessun brano autografo, ma che si avvalgono di nuovi e squillanti
arrangiamenti, Bob Dylan torna alle atmosfere pacate e acustiche dei
suoi esordi. I dischi forse non sono dei capolavori, ma basta ascoltare anche
solo i brani scartati, gli outtakes che verranno pubblicate nel tempo per
stabilire le giuste gerarchie su chi sia ancora una volta il principe e il
maggior interprete della scena folk e tradizionale Made in Usa. Basta ascoltare
il brano Mary and the Soldier contenuta nel Bootleg Series Vol. 8 -
Tell Tale Signs per capire chi resta uno degli interpreti più efficaci in
termini di Contemporary folk music. Oppure per chi non concepisce e non
digerisce i dischi dedicati al Great American Songbook, consiglierei di
recuperare la sua versione di You Belong to me, la classica ballata romantica,
portata al successo da Ella Fitzgerald, Patti Page e Dean Martin.
Il brano eseguito da Bob Dylan e presente nella colonna sonora del film di
Oliver Stone è una outtakes di Good as I Beene to You del 1992. Oggi, a
distanza di quasi 30 anni, possiamo facilmente affermare come World Gone
Wrong e appunto il sopra citato Good as I Beene to You siano
qualcosa in più che esercizi di stile o dischi di livello accettabile. Sono una
testimonianza di un artista che decide quale strada seguire, contro i propri
interessi commerciali, contro quello che le radio e il sistema discografico
imponeva. C'è chi in quegli anni si era permesso il lusso di
"consigliare" a Dylan di ritirarsi. Bene, a distanza di 29 anni Dylan
continua a fare la sua musica per il suo pubblico, senza compromessi e senza
bisogno di chiedere permesso e scusa a nessuno.
A questo punto vi pongo la domanda che Soffia nel Web: chi era il vero artista grunge negli anni ‘90?
Dario Twist of Fate
Grazie Dario. Come sempre, ampio e documentato commento. Dylan ha radici profonde e solide e, nei momenti difficili, non solo esistenziali, ma anche artistici, la profondità e la solidità delle radici fanno la differenza. Il patrimonio folk, del resto, è vastissimo e Dylan lo conosce e lo gestisce molto bene. Chiedo una domanda di riserva sul grunge. Il genere ha prodotto troppi gruppi e troppe contaminazioni per consentire una risposta univoca.ciao. Cinderella
RispondiEliminaDylan qui torna alle sue radici e realizza due ottimi dischi, a mio parere.
RispondiEliminaSul grunge la mia era più che altro una provocazione. Grazie per il commento. Alla prossima. :)