Dopo aver realizzato dischi nuovamente all'altezza del proprio nome come Oh Mercy e soprattutto Time Out of Mind, Bob Dylan torna ancora, con un suo nuovo lavoro autografo. O meglio, semi-autografo. "Love And Theft" è il 31esimo disco in studio, ed è stato registrato ancora una volta a New York City, nei Clinton Recording, durante il mese di maggio. In cabina di regia, utilizzando lo pseudonimo di Jack Frost, c'è proprio Dylan, che si occupa della produzione. Una novità importante, visto che da questo momento in poi sarà l'autore stesso a produrre i suoi futuri lavori discografici. Non è però una novità: molte volte era stato proprio lui a dirigere i lavori, a partire da Empire Burlesque e Knocked Out Loaded (a cui bisogna aggiungere anche Down in the Groove) senza dimenticare Under the Red Sky e Time Out of Mind, co-prodotto assieme con Daniel Lanois. Importante sottolineare poi il ritorno a New York, in un momento storico specifico e dopo tanto girovagare. Era dai tempi di Empire Burlesque, ma soprattutto da Infidels, che Dylan non registrava in quella che a buon diritto può essere considerata la sua città d'adozione oltre che la seconda casa, musicalmente parlando. E così dopo tanti viaggi, Dylan giunge in sala d'incisione e lo fa con la sua abituale live band. Non una backing band qualsiasi, visto che può contare sull'elasticità e sulle dinamiche di una sezione ritmica perfettamente rodata on the road, ma soprattutto su ottimi strumentisti come Larry Campbell e Charlie Sexton. I due sono perfettamente a loro agio in questa prova in studio. Capaci di mostrare fin dalle prime battute tutto il loro armamentario e il giusto feeling per portare a casa un ottimo lavoro. Tony Garnier, il bassista che lo segue dal vivo già da qualche anno, qui è alla sua seconda prova in studio, dopo il fortunato "esordio" di Time Out of Mind.
La fotografia che viene rilasciata ci mostra un autore sorridente e beffardo, che si diverte moltissimo a mettere in atto i suoi scherzi tremendi. Con la complicità di una band che suona a memoria, più l'intervento del grande tastierista texano, Augie Meyers, Dylan sale in cattedra ancora una volta con il suo stile di scrittura surrealista e cubista. I testi sono dei veri e propri flash, inchiodati in una cornice di grandi riff di chitarra: fraseggi e scambi che Larry Campbell e Charlie Sexton sono capaci di produrre e concepire, spesso improvvisando sul ritmo messo in piedi dallo stesso Dylan e dalla sezione ritmica guidata dal drumming di David Kemper. Per Wesley Stace "Love And Theft" rappresenta un passo in avanti, dopo la tristezza dominante e il suono gonfio e gommoso di Time Out of Mind. Ci sarà un motivo certamente plausibile se in tanti non amano i dischi di Dylan "allegri" e giocosi, fatta esclusione per titoli come Blonde on Blonde e Highway 61 Revisited. Eppure Dylan è capace di creare un linguaggio assolutamente nuovo attraverso cui esprimersi. Uno stile che gli calza a pennello e che non aveva fin qui mai utilizzato. Si tratta di un linguaggio fatto di scherzi pesanti, possiamo dire. La cosa incredibile è che la musica copre interi decenni, che hanno preceduto il suo ormai distante esordio del 1962. Non è certo un caso se queste canzoni vengano messe su nastro proprio mentre il suo autore stava per compiere 60 anni. Con Dylan sappiamo bene come il tempo assuma un'importanza considerevole. Andiamo a ritroso dai blues anni venti allo swing, passando per il pop fino ad arrivare a Elvis. Ed è qui che il disco prende quota, attraverso ritmi indiavolati e chitarre infuocate.
Il problema è che questo gioco a Bob Dylan riesce meglio, visto che gli vale premi, dischi d'oro
e una considerazione critica, storica e letteraria che probabilmente i suoi
illustri colleghi non riceveranno mai. Nel 2015 in un raro intervento dal vivo,
Dylan dirà che nelle recensioni a lui riservate i critici vanno a guardare
sotto ogni pietra nel tentativo di riportano alla luce tutto quel che trovano. È possibile, ma
è anche vero che nessun collega ha mai ricevuto il plauso unanime della critica, intercettando, per così tanto tempo, gli interessi di legioni di adepti, fandom
ed estimatori di musica. Di questo dovrebbe rallegrarsi, riteniamo. Greg Kot
sul Chicago Tribune ha scritto di Love And Theft: "I miti, i
misteri e il folklore del Sud come sfondo per uno dei migliori album roots rock
mai realizzati". Dodici brani, ognuno a suo modo importante e
indispensabile per tracciare la nuova rotta musicale e sonora del suo Autore. Ogni
traccia ha il suo valore e peso specifico, anche se forse alla lunga quelle che
sono rimaste sono il nucleo swingante comprendente Bye and Bye,
Floater, Moonlight, Po’ Boy a cui è giusto aggiungere la ballata finale Sugar
Baby, il ritmo incalzante bluegrass di High Water e la sferragliante
apertura di Tweedle Dee & Tweedle Dum.
Interessante
notare un aspetto inusuale per il Nostro autore. Il recupero del brano Mississippi,
outtakes di Time out of mind già inciso tre anni prima da Sheryl Crow.
Dopo i precedenti illustri di brani del valore di Blind Willie McTell, Foot
of Pride, Series of Dreams e Dignity solo per limitarci a quelli più
evidenti, Dylan stavolta corre ai ripari e si assicura uno dei suoi pezzi
pregiati per rinforzare un disco che per lui rappresenta una nuova sfida e
l’inizio di un nuovo percorso musicale e di metodo di lavoro. Perché, aspetto
che pochi hanno evidenziato, il suo metodo di lavoro ricorda più quello dei sapienti
artigiani, dei mastri ferrai che dei pittori italiani del Rinascimento. Amore e
furto, va benissimo, ma anche un Riportando Tutto a Casa Volume 2, sarebbe
stato titolo appropriato e funzionale, crediamo.
Capolavoro
brillante e unico. Disco prezioso da ascoltare nei momenti di sconforto e di
malumore. Uno dei suoi 5-6 lavori migliori.
N.B.
Siamo consapevoli del fatto che il disco sia stato pubblicato l’11 settembre 2001, ma pensiamo si tratti di una spiacevole coincidenza. In altre sedi questo potrebbe costituire elemento di analisi e di congetture, che ci sentiamo qui di eludere, per ovvi motivi.
Dario Twist of Fate
Ciao Dario, grazie per il tuo commento a "love and theft". Mi aiuta a capire un album difficile. Mi piacciono molto "cry awhile" e "Sugar baby". Io trovo Dylan autenticamente divertente quando crea immagini surreali come quelle di "desolation row". Le immagini divertenti di "love and theft" mi sembrano satiriche e vagamente moralistiche, un tono che io, personalmente, avverto, in Dylan, forzato, lontano dalla sua ispirazione più autentica. Grazie. Carla Cinderella
RispondiEliminaSono opinioni. La tua è valida tanto quanto la mia. Ritengo però che questo lavoro sia stato ingiustamente sottostimato, musicalmente quanto a livello testuale. Tra 20 anni lo vedremo sicuramente in una posizione più elevata e centrale. Un disco spartiacque per il Dylan degli ultimi anni, sicuramente. Fu anche un grande successo, non a caso. Saluti e grazie per il commento. :)
EliminaBellissima recensione-se non avessi già ilcd ne comprerei 2 per sicurezza- bye and bye-marco
RispondiEliminaBellissima recensione-se non avessi già ilcd ne comprerei 2 per sicurezza- bye and bye-marco
RispondiEliminaTi ringrazio molto Marco. :)
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