domenica 29 agosto 2021

A proposito di Modern Times

 


Segnali rivelatori dell’anziano menestrello (2006) 

È notte nella grande città. Una donna cammina a piedi nudi, con le scarpe a tacco alto in una borsetta. Un uomo si ubriaca e si rade i baffi. Un gatto rovescia una lampada. Un poliziotto fuori servizio parcheggia di fronte la casa dell’ex moglie.  

(Theme Time Radio Hour)

Modern Times è il 32esimo disco pubblicato da Bob Dylan per la Label Columbia. Come il precedente "Love And Theft" anche questo lavoro viene prodotto da Dylan e suonato con la band che in quel periodo lo accompagnava in studio. Per molti versi questo disco sembra una sorta di sequel del lavoro precedente. La critica ha parlato di una "potenziale trilogia" che andrebbe a concludere il discorso sonoro intrapreso con Time Out of Mind. Aspetto che tuttavia lo stesso autore ha escluso, affermando che se ci sarà una trilogia, questa è iniziata con Love And Theft. Diamo quindi per buone le dichiarazioni di un autore che nel tempo si è ammorbidito, sostituendo al suo stile di intervista criptico, una trasparenza che solo chi è in netta malafede può non riconoscergli. L'autore che si affaccia al pubblico nel 2006 è in effetti un nuovo performer, sotto molti punti di vista. Oltre a prodursi con successo i suoi dischi, Dylan ha infatti realizzato successivamente alla sua ultima prova in studio: un film, Masked And Anonymous (flop al botteghino, cult per i fedelissimi) un libro autobiografico (Chronicles), ma soprattutto il suo programma radiofonico Theme Time Radio Hour, che andrà in onda dal 3 maggio 2006 fino al mese di aprile del 2009.

Oltre alle uscite antologiche della Bootleg Series, giunte al volume numero sette, nel 2005 viene realizzato il film documentario No Direction Home, diretto da Martin Scorsese, che ripercorre la vita di Bob Dylan dai primi passi fino all'incidente in moto del 1966. Così per avere un quadro più esaustivo del momento storico e artistico, il Nostro cantautore americano preferito, è vivo e vegeto, quando darà alle stampe questo Modern Times. Disco stravagante e illuminato, riceve ancora una volta il plauso della critica unanime, salvo poi rivedere questa posizione quando il disco venderà bene (forse troppo!) , per via della mancanza dei soliti crediti, furto con scasso e plagi che Dylan opera con la solita capacità di tombarolo che gli andrebbe una volta per tutte riconosciute! Un Dylan in versione Arsenio Lupin

Stavolta di suo ci mette giusto la voce e la firma, almeno a sentire certi giudizi. Il titolo richiama al noto film di Charlie Chaplin del 1936, mentre molte canzoni sono in debito per quanto riguarda la struttura musicale e il contenuto testuale. Oggi, 2021 sappiamo bene che questo sarà uno degli ultimi lavori autografi (o semi-autografi) in 15 anni di attività musicale. Nonostante le polemiche, a nostro parere risibili, a causa dei testi simili a quelli del poeta Herny Timrod più qualche oscuro blues, Modern Times è un successo clamoroso, sia in termini di pubblico che di critica. 

Diverse riviste lo indicano come disco dell'anno e anche il rating attuale lo colloca tra i grandi capolavori, visto che oscilla tra il 9 e il 10 e tra le quattro e le cinque stelle, su prestigiose testate quali Uncut, Rolling Stone, Mojo e The GuardianPer Joe Levy di Rolling Stone l'album il "terzo capolavoro consecutivo" di Dylan, mentre Uncut lo ha definito un "sequel diretto e audace" di Love and Theft. Secondo Robert Christgau è un lavoro sorprendente capace di sprigionare bellezza con quella calma osservante da vecchi maestri che hanno visto abbastanza la vita per essere pronti a tutto. Si passa dal poeta William Butler Yeats a Matisse fino a giungere dalle parti di Sonny Rollins. Jody Rosen definisce Modern Times un lavoro migliore di Time Out of Mind e del maestoso Love And Theft: una delle migliori opere di Dylan dai tempi di Blood on the Tracks. Sul fatto che si possa definire un capolavoro senile moderno, siamo tutti d'accordo.

La band coinvolta vede uno stravolgimento della line-up rispetto a Love And Theft, dato che l'unico superstite è Tony Garnier al basso. Per il resto troviamo due nuovi chitarristi, con Denny Freeman e la vecchia conoscenza di Stu Kimball, il batterista George G. Receli, che da lì in poi sarà una presenza stabile per un lungo periodo e il polistrumentista Donnie Herron, che suona diversi strumenti a corda, dal vivo così come in studio. Il suono è questa volta meno calibrato e questo non sempre giova a bani che mediamente superano i sei minuti, ma l'atmosfera e l'intensità di certe performance, di alcuni versi e del disco, è più che riuscita, tanto che Modern Times se possibile sarà un successo maggiore rispetto ai due dischi che lo hanno preceduto. Vi sono senza dubbio almeno tre nuove canzoni che possono assurgere al ruolo di nuovi classici dylaniani. Il numero di rimandi, citazioni, strizzatine d'occhio è ancora una volta elevato. Questo lo si nota fin da subito dato che ad esempio il titolo del brano Workingman's Blues #2 è una citazione al brano di Merle Haggard del 1969, Workin' Man Blues. Come con il precedente disco si respira ancora una volta musica di genere blues, rockabilly e ballate pre-rock, in una parola: Americana.

Le canzoni che restano saranno principalmente le seguenti: Nettie Moore, Thunder on the Mountain, Workingman's Blues #2 e soprattutto Ain't Talkin'.

In merito a quest’ultimo brano è utile ricordare il punto di vista di Greil Marcus: “Dopo aver pronunciato le prime parole del testo, Dylan scompare. Sembra che a cantare il brano sia un’altra persona anziché il cantante che pensiamo di conoscere. Questo brano non ha una conclusione, e con le prime parole, Mentre uscivo, viene gettata un’ombra.” Il pathos e la capacità di farci vivere quell’istante in modo così vivido e reale è una qualità a cui raramente un disco e una canzone pop potranno ambire. Eppure Bob Dylan ci riesce e non ci conduce per mano in un posto sicuro. Tutto il contrario. C’è sgomento, thrilling, panico assoluto. Dylan esce allo scoperto in quanto è mosso da un autentico desiderio di puro istinto: la vendetta. L’autore dopo essere uscito e aver effettuato un percorso si ritrova in un mistico giardino. Sta parlando forse del suo Getsemani. Il brano resta irrisolto musicalmente e il testo si conclude con questi versi: Non parlo, soltanto cammino, su per la strada, dietro la curva. Brucia il cuore, ancora si strugge, nell'ultima retrovia alla fine del mondo. 

Morale della favola

Nel 2006 Bob Dylan partecipò a un concorso per sosia di Charlie Chaplin a Montecarlo e arrivò terzo, ex aequo con Arsenio Lupin.

Questo post è dedicato alla memoria dello scrittore Larry McMurtry.

 

Dario Greco Web Writer

4 commenti:

  1. Ciao Dario, disco da riascoltare, "modern times", forse l'ultimo capolavoro di Dylan. A me sembra che occorra perlustrarlo anche in direzione letteraria, per capire i prestiti dal poeta Henry timrod. Grazie per questo ampia e competente illustrazione dell'ultimo Dylan. Carla Cinderella

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  2. Grazie Dario-sei un 'modern citic'-

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  3. Grazie Dario-sei un 'modern citic'-

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