Non è ancora detta l'ultima parola su uno dei periodi più controversi della parabola artistica di Bob Dylan. La pubblicazione per il grande pubblico di questa nuova uscita antologica getta luce su un periodo che divide da più di cinquant'anni i suoi estimatori, i detrattori e in certi casi anche i fan più sfegatati. Eppure se ci si abbandona davvero all'ascolto, in senso pieno e profondo, questo "1970" convince tutti a mani basse. Di certo avrà influito essermi trovato ben predisposto e in fase dylaniana e dylanista. Confesso che da un po' di giorni non ascolto altro, a eccezione di artisti comunque limitrofi e paralleli come The Band, Tom Petty, Van Morrison e George Harrison.
Proprio l'ex Beatle gentile arricchisce queste registrazioni con alcune performance, forse non proprio memorabili, ma che sono il primo atto formale di quella che poi sarebbe diventato una lunga e proficua amicizia. Bob Dylan e George Harrison incroceranno infatti i flussi (passatemi la citazione di Ghostbusters) e le note delle loro chitarre più avanti, lungo la strada. Le uscite retrospettive di Bob Dylan sono una cosa per veri appassionati e collezionisti completisti. Se come me aspirate a conoscere tutto quello che Dylan ha realizzato in studio di registrazione, questa "50th Anniversary Collection 1970" farà di sicuro al caso vostro, mentre in caso contrario vi consiglio di passare direttamente alla prossima, più importante uscita. Presto o tardi ci sarà altra carne al fuoco, in questo grande falò che accompagna la nostra esistenza del ricco, monumentale canzoniere dylaniano. Ed è interessante come questo sia il materiale che andrà a comporre quello che il critico Greil Marcus commentava con la famosa espressione "What is this shit?" frase ripresa in apertura da Michael Simmons nel suo testo che accompagna le immagini del booklet dai titolo: This is what this shit is.
Ed è anche vero che questi tre dischi erano già più o meno noti, in formato di bootleg, oggi però possiamo ascoltarli e ammirarli in una veste sonora decisamente migliore. Il ché visto che parliamo di un artista eccellente come Bob Dylan fa eccome la differenza!
Evito di fare citazioni ai brani, perché salvo in qualche caso, si tratta di pezzi già noti, incluse le versioni alternative delle canzoni che compongono Self Portrait e New Morning. Eppure basta dare un'occhiata al ricco booklet per renderci conto del valore di queste sessioni e dei musicisti che vi hanno preso parte. Non solo Dylan e George Harrison, dato che gli altri musicisti sono personalità come Al Kooper, David Bromberg, Harvey Brooks, Charlie Daniels e Ron Cornelius. Mi fermo qui perché non stiamo parlando di recensire e giudicare brani o materiale nuovo, ma solo di fare una retrospettiva alternativa di cose che avevamo già ascoltato e apprezzato. Ciò nonostante per chi conosce nel dettaglio la discografia di Bob Dylan, ci saranno belle sorprese!
Naturalmente serve, tanto per cambiare, trasporto, interesse e passione. Merce rara di questi tempi, in effetti. Time Passes Slowly, direbbe il Buon vecchio Bob!
“Go on, get out! Last words are for fools who haven't said enough!"
(Karl Marx)
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