DYLAN & I (TIME PASSES SLOWLY)
Approfitto di questo momento di pace apparente, quiete prima della tempesta, per vuotare il sacco. In maniera definitiva. Non è stato facile, almeno per chi vi scrive, diventare un appassionato di musica. Sarà che non ero nato nel posto giusto, forse avrò sbagliato a scegliere famiglia. Oppure ho frequentato persone che non mi facevano sentire parte di qualcosa, parlo in termini esclusivamente musicali, sia chiaro. Fatto sta che prima dei 16-17 anni, che poi coincide con le premature cotte, sbandate per ragazze irraggiungibili, inarrivabili, non era ancora scattata la scintilla tra me e la musica. Ascoltavo canzoni, quello sicuramente, ma non pensavo di essere portato per diventare un vero e grande appassionato. Preferito i libri, preferivo i film, la scrittura, la contemplazione. A pensarci bene in effetti, ancora oggi preferisco scrivere, leggere, guardare film. Ma non è questo il punto. Il punto è che in una zona segreta e oscura, scattò qualcosa dentro me. Un qualcosa di selvaggio e arcaico, di sacro e profano. Un movimento, un suono, un'idea. L'idea che ci sono canzoni che possono contribuire a rendere la tua vita meno faticosa, meno brutta, meno priva di significato, forse. Lo chiamavamo rock, ma non sapevamo bene che cosa fosse di preciso. Era il 1996 quando ascoltai per la prima volta con cognizione una musicassetta di Sting, un disco dei R.E.M. e qualcos'altro degli U2, Red Hot Chili Peppers. Molto buoni, ma forse c'era dell'altro per me. Arrivai perciò a Eric Clapton, a Neil Young e di conseguenza anche a Bruce Springsteen, agli Stones. Mancava ancora qualcosa. Un ulteriore tassello, quello che oggi viene definito un upgrade: il salto di qualità. Per me è stato ascoltare Biograph, Greatest Hits vol. 3, Blood on the Tracks, Like a Rolling Stone e Blonde on Blonde. Sissignora, sto parlando di lui! Del mio primo, indimenticabile, ascolto delle canzoni di Bob Dylan. Ricordo ancora la prima cassettina. All Along the Watchtower, Forever Young, Mr. Tambourine Man, Blowin' in the Wind, Knockin' on Heaven’s Door e qualche altro brano. Sono state sufficienti poche canzoni, ed è stato sufficiente leggere altri titoli. You're a Big Girl Now. Non conoscevo bene l'inglese, ma fin lì ci arrivavo, inoltre conoscendo un po' Fabrizio De André sapevo che Avventura a Durango fosse una cover di un brano di Dylan. E mi piaceva.
Me lo feci bastare per un pezzo. Poi, facendo un salto in avanti, ricordo di aver ascoltato uno dei volumi di Biograph, credo fosse il terzo. Altro scarto e conseguente esplosione cambriana. Come un trip del Grande Lebowski, che appena un anno dopo avrei visto al cinema, ascoltando per la prima volta un altro pezzo forte come The Man In Me. I vinili prestati dal papà di un amico, ed ecco anche Infidels, Nashville Skyline, Another Side of Bob Dylan. Non tutti mi presero, come invece fece la colonna sonora di Pat Garrett & Billy The Kid, come il primo clamoroso ascolto di Ballad of a Thin Man. Come Highway 61 Revisited. Poi venne il giorno di Blood on the Tracks, e più o meno nello stesso periodo, di Time Out of Mind, di "Love and Theft", dell'Unplugged. Avrò fumato non sono quanta marjuana ascoltando questi dischi, ok, erano in formato CD, ma mi piace comunque chiamarli DISCHI. Perché Dylan è uno che suona, produce e pubblica ancora oggi dischi. Ricordo un viaggio a Roma con l'ascolto prolungato, sostenuto di Before the Flood. Avrò consumato quel nastro a furia di ascoltarlo. E mi piaceva. E mi piacevo. Scrivevo e leggevo, ascoltando Bob Dylan, adesso!
Sono trascorsi non meno di 25 anni da quando mi sono appassionato a questo genere di canzoni. Andando avanti ho scoperto Lou Reed e mi sono innamorato del sound di The Band. Ho ascoltato ancora e meglio Neil Young, ho scoperto Tom Waits, ma questo prima di diventare un fan totale, sfegatato di Van Morrison. Ecco forse quello è stato il mio ultimo salto nel vuoto, ma è decisamente un'altra storia. Una storia fantastica. Come quella dei primi ascolti di ogni disco di Bob Dylan. Inclusi quelli del periodo Sinatra, incluso Modern Times, l'estate del primo live di Dylan a Cosenza. Altra storia, altro biglietto, stesso regalo. I due concerti del 2007 di Torino e Milan, poi il lungo viaggio in Irlanda, con Bob Dylan, Springsteen e Van Morrison portati nel cuore. E la rivalutazione di Mark Knopfler solista.
E ancora Bob Dylan, sempre Dylan. Poi Malta, poi ancora Cosenza, il sentimento ritrovato e infine perduto, il giro del Partyzan, dove quasi nessuno ascoltava Dylan e poi Tempest, un periodo piuttosto duro, difficile, travagliato, marcato. Ma ancora Bob Dylan, sempre Dylan. Non era finita, non è certo finita qui 'sta storia. Solamente un piccolo ricordo, un'altra curva nella memoria. Un po' come avere 17-18-28-38 anni. Come averne quasi 45. Come aver superato il Lockdown. Come ascoltare un 45 giri di Bob Dylan, naturalmente! Questo e molto altro ancora è Dylan per me. Dylan & I."È passato così tanto tempo da quando una sconosciuta ha dormito nel mio letto. Guarda come dorme dolcemente, quanto devono essere belli i suoi sogni. In un'altra vita deve aver posseduto il mondo, o essere stata fedelmente sposata a qualche virtuoso re che scriveva salmi al chiaro di luna." (Bob Dylan, I and I)
Dario Greco
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