lunedì 20 novembre 2023

Bob Dylan - The Rolling Thunder Revue 1975

The Rolling Thunder Revue (1975)

 

Riavvolgendo il nastro dell'imponente discografia Dylaniana ritorniamo ora al 2001. A quando il Nostro aveva da poco dato alle stampe “Love and Theft”, 31esimo lavoro in studio. Il cantautore statunitense era fresco di Oscar per la canzone originale Things have changed e anche ai Grammy aveva trionfato nell'edizione del 1998.

Soprattutto il suo sterminato archivio era stato finalmente aperto dando la possibilità al pubblico di recuperare in versione ufficiale una delle sue esibizioni più celebri. Mi riferisco ovviamente alla Royal Albert Hall del 1966. Quella in cui Dylan si esibiva accompagnato da un gruppo elettrico per il tour europeo. Il quarto volume delle Bootleg series viene infatti rilasciato nel 1998 e segna una delle più importanti pubblicazioni antologiche live per Bob Dylan. Mentre ne scrivo la Bootleg Series è arrivata al volume 17, alternando materiale di archivio in studio con registrazioni di live epocali. Nel 2002 viene pubblicato il volume 5 che rende giustizia a uno dei periodi più importanti per quanto riguarda l'attività concertistica del cantautore americano. Si tratta ovviamente del Rolling Thunder Revue, tour del 1975. 

Fino a questo momento a livello ufficiale si conosceva solo quello che era contenuto nel film Renaldo e Clara. E poi c'era Hard Rain del 1976. Quella era però la seconda formazione e il tour successivo, con una scaletta e una band differente rispetto a quella del '75. In più Hard Rain era solo una porzione di una esibizione di Dylan. Il quinto volume delle Bootleg series è invece un bel doppio cd che getta nuova luce su un periodo esaltante e imperdibile per ogni appassionato di musica che si rispetti.

Ventidue tracce che comprendono brani di diversi periodi, inclusi alcuni inediti. Si parte subito forte, fortissimo con i nuovi arrangiamenti di Tonight I’ll Be Staying Here with You, di It Ain't me Babe e ancora di A Hard Rain’s A-Gonna Fall e di The Lonesome Death of Hattie Carrol. Arrivano poi due brani tratti da Desire, che all’epoca dell’esibizione non era ancora stato pubblicato. Tocca a Romance in Durango e a Isis, fare da apripista per quello che sarà poi uno dei dischi più riusciti e amati del Dylan anni Settanta. 

C’è poi spazio per il revival psichedelico di Mr. Tambourine Man per una nuova versione della recente Simple Twist of Fate, per il super classico Blowin’ in the Wind e si chiude con Mama, You Been on My Mind e I Shall Be Released. Entrambe queste canzoni il pubblico le aveva ascoltato e apprezzate nelle versioni di Rod Stewart e di The Band. Stavolta però è lo stesso Dylan a tornare su questo repertorio più insolito e quindi meno conosciuto.

Il secondo disco parte subito forte con un set acustico costituito da It’s All Over Now, Baby Blue, Love Minus Zero/No Limit, Tangled Up in Blue e la tradizionale The Water is Wide. Terminato il set acustico, si torna in pompa magna con una sequenza di brani eseguiti in modo tanto energetico, quanto impeccabile. It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry, Oh, Sister, Hurricane (che in seguito diventerà un simbolo di questo periodo e uno dei cavalli di battaglia di Dylan, anche se poco eseguito in formato live) la splendida nuova One More Cup of Coffee (Valley Below), Sara, magnifica canzone dedicata alla moglie, Just Like a Woman e la conclusiva e collettiva Knockin’ on Heaven’s Door. 

La formazione che accompagna Dylan comprende Joan Baez, David Mansfield, Roger McGuinn dei Byrds, Bob Neuwirth, la violinista Scarlet Rivera, conosciuta poco tempo prima passeggiando per le vie del Greenwich Village di NY, Rob Stoner al basso e direttore musicale, Howie Wyeth alla batteria, T-Bone Burnett alla chitarra, Luther Rix alle percussioni, Steven Soles alla chitarra, ma soprattutto Mick Ronson alla chitarra elettrica.

Avere in tour musicisti del livello di Ronson, T-Bone Burnett e lo stesso McGuinn, rese l’esperienza Rolling Thunder Revue, qualcosa di nuovo e inedito rispetto al solito. Innanzitutto Dylan era molto ispirato, sia in termini di performance vocale che di soluzioni sonore e di arrangiamento. Questo si percepisce ascoltando il live del 1975 già dalle prime battute e in particolare durante l’esecuzione di un classico come It Ain’t me Babe. 

Qui troviamo un performer ispirato che cavalca davvero la propria epoca, con una versione piuttosto rock ed energica del pezzo. Stoner giura di essere lui l’autore di tale arrangiamento, ma conoscendo Ronson non è facile pensare che quei licks di chitarra siano in realtà farina del suo sacco. Un bagaglio musicale e umano che lo aveva portato a produrre e suonare su dischi importanti come quelli di Lou Reed e soprattutto di David Bowie. 

Il tour della Rolling Thunder Revue, che per lungo tempo era stato rappresentato esclusivamente da Hard Rain (con le esibizioni del maggio 1976 a Fort Worth, Texas e Fort Collins, Colorado) viene di fatto riabilitato e sviscerato, prima attraverso questa quinta pubblicazione antologica delle Bootleg Series e in seguito con l’edizione di un voluminoso box denominato The Rolling Thunder Revue: The 1975 Live Recordings. Quattordici dischi per una durata monstre di 632 minuti, pubblicato il 7 giugno 2019. Il cofanetto venne pubblicato in occasione della realizzazione del film documentario di Martin Scorsese Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story. Forse il box composto da 14 dischi è più un documento per completisti e maniaci dylaniani, ma ancora oggi la quinta uscita delle Bootleg Series costituisce uno dei migliori dischi dal vivo pubblicati da Dylan, almeno per quanto riguarda la discografia ufficiale.

A distanza di 20 anni possiamo certamente affermare che tale lacuna andava necessariamente colmata, anche perché per un certo periodo di tempo, le pubblicazioni di dischi ufficiali live di Dylan mostravano una certa sciatteria e quasi una volontà a non voler rilasciare il meglio delle esibizioni dal vivo. Pensiamo ad esempio a Real Live, a Dylan & The Dead, ma anche allo stesso Unplugged, quando ci sarebbe la possibilità di ascoltare live come quello del Supper Club di New York del 1993. Sono già passati 30 anni da quella leggendaria esibizione e non è ancora stato pubblicato un volume antologico ufficiale dedicato a quel repertorio. Speriamo venga pubblicato, prima o poi.

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