sabato 21 ottobre 2023

New Morning (andammo a vedere il Drugo)

- Eh, dimmi, come ti vanno le cose? 
- Qualche strike e qualche palla pesa.
- Come ti capisco!

- Ah. Grazie, Gary. Beh tu stammi bene. Torno alla partita.
- Certo. Prendila come viene.
- Sì. sì. 
- So che lo farai.
- Sicuro, Drugo sa aspettare.

Secondo un modo di pensare convenzionale, è più semplice scrivere di argomenti che ci appartengono e che ci stanno maggiormente a cuore. Personalmente ritengo sia un luogo comune da sfatare. New Morning di Bob Dylan è uno dei motivi per cui mi sono avvicinato a questo autore. Era il 1998 e al cinema usciva il film dei fratelli Coen, Il grande Lebowski. Io avevo diciannove anni e mi trovato a Roma quando la pellicola venne distribuita in Italia. Purtroppo tra le città dove il film uscì non c'era Cosenza, quindi dovetti aspettare che venisse riproposto per una rassegna di cinema d'essai in seconda visione.

Ero già un discreto appassionato di film e tra i miei preferiti c'erano proprio i Coen assieme a Kubrick, Scorsese, Lynch, Polanski e Quentin Tarantino. Dei Coen avevo amato e mandato a memoria i vari Arizona Junior, Barton Fink, Blood Simple e soprattutto Fargo. Non sapevo niente di questo nuovo film, ma appena vidi il suo manifesto intuii che aveva del potenziale per essere qualcosa di diverso, nuovo, divertente e stimolante, almeno per uno come me. Di Bob Dylan sapevo che era un grande autore di testi e di canzoni, ma non lo ascoltavo ancora, o meglio, conoscevo quei 15-20 pezzi che per cultura personale e distratta, mi era capitato di beccare, in film, nei passaggi radio o in trasmissioni tv a tema musicale tipo Help di Red Ronnie. Ok, sto divagando. Flashforward: ho visto e rivisto Il Grande Lebowski e grazie a una VHS mando a memoria il brano che accompagna i titoli di testa del film. Si tratta di The Man in Me. Un pezzo "minore" di Dylan, solo che qui non sembra il cantante che aveva imparato a distinguere. È un cantante diverso, con un piglio allegro, quasi ironico. Da qui in poi gradualmente cado nel vortice e nel pentolone come un gallo da combattimento in preda al folk-blues. Grazie a un amico comune recupero un po' di LP e mi metto sul mio giradischi Philips che in quel momento fa ancora il suo sporco lavoro. Ascolto quindi dischi come Infidels, Nashville Skyline, Another Side of Bob Dylan e soprattutto New Morning. BOOM! Mi piacevano già alcune cose come Eric Clapton, Sting, R.E.M., Neil Young e aveva iniziato ad appassionarmi a Bruce Springsteen grazie a dischi come The River e Born to Run. Però l'effetto che mi fece un disco sulla carta tranquillo e "minore" come New Morning di Bob Dylan, pubblicato il 21 ottobre del 1970, me lo fecero poche cose. Da lì fu una ricorsa matta per reperire tutti i dischi, le musicassette e i cd possibili di Dylan. Ricordo che mio fratello aveva registrato una trasmissione su Rai 3, Schegge, dove c'era una porzione di uno speciale tv del 1976, HARD RAIN. Un vero battesimo del fuoco sacro dylaniano per me.

New Morning non avrà il passo dei capolavori anni sessanta e non sarà un disco che cambiò la storia della musica, ma cambiò la mia vita, ed è per questo che ve ne parlo con sentimento e a cuore aperto che sgorga emozione, ricordo, rabbia e tensione. Prima di tutto non ci sono brani troppo lunghi. Quindi se uno è leggermente curioso se lo può ascoltare e riascoltare anche 3-4 volte al giorno. Questo è un approccio che mi direte si può applicare anche ad altri dischi, non solo di Dylan, ma di tutto il pop minimale fini sessanta e inizio settanta. Purtroppo però non sono un fan di Cat Stevens o di James Taylor e scoprirò Elton John solo diverso tempo dopo. Conoscevo già Joe Cocker e quando recuperai alcune sue cose mi fece piacere ascoltare la sua versione un po' reggae di The Man in Me. Oggi so che questo disco nasce da diversi approcci, tra cui la composizione di una colonna sonora teatrale per un pièce di Archibald MacLeisch dal titolo Scratch. Leggo con piacere uno dei capitoli più ispirati di Chronicles - Volume 1, dedicato proprio a questo disco di transizione.

Tuttavia per essere un album meditativo e di transizione, New Morning ti colpisce e ti abbaglia. Non ci sono riempitivi, le canzoni sono ben eseguite e arrangiate. C'è Al Kooper assieme a uno stuolo di musicisti e sessionmen di primordine e per l'ultima volta il suo autore viene prodotto dal capace e tranquillo Bob Johnston. Si torna a New York negli studi B ed E della Columbia con un pugno di brani coerenti. Non ci sono le stravaganze hipster degli anni sessanta, ma troviamo comunque il bell'affresco beat di If dogs run free, una canzone del repertorio maggiore come If Not for You, che vanta alcune cover illustri come quella di George Harrison e di Bryan Ferry, oltre la title track, la già citata The Man in me e un nucleo di canzoni che vanno ad arricchire il songbook dylaniano dopo le prove incerte (a livello di critica) di Nashville Skyline e soprattutto di Self Portrait. Personalmente sono trascorsi più di vent'anni da quando la puntina del mio giradischi si poggiò su New Morning, ma lo ascolto come allora e ne traggo piacere. Durante gli anni il valore di questi dischi di transizione è notevolmente aumentato, grazie a cover, antologie e all'uscita del Bootleg Series Vo. 10 Another Self Portrait. Di questo disco ci sono canzoni che porto nel cuore: Went to See the Gypsy, che si ipotizza fosse un omaggio a Elvis, e poi ancora, Three Angels e Sign on the Window. Ricordo di aver assistito al soundcheck del cantautore Mimmo Locasciulli, dylaniano doc, il quale per scaldarsi e per provare microfono e voce eseguiva all'epoca questo pezzo. Ecco, questi sono quei ricordi marchiati a fuoco nella memoria. Tatuaggi sonori che il tempo non cancellerà mai, finché ci sarà spazio per raccontare la poetica di un disco brillante e solare come New Morning di Bob Dylan. Non un capolavoro, ma qualcosa di più di un amuleto portafortuna per il sottoscritto.

Dario Twist of Fate  


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6 commenti:

  1. È bello "new morning", non stanca e non annoia. " Three Angels" e "father of night" arrivano dritto al cuore, lo consolano, lo rallegrano, gli danno gioia e speranza. Ciao. Carla Cinderella

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  2. È bello "new morning", non stanca e non annoia. "Three Angels" e "father of night" arrivano dritto al cuore, lo consolano, lo rallegrano, gli donano gioia e speranza. Grazie. Carla

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  3. Disco meraviglioso. Sono d'accordo con te. Grazie per il commento.

    Dario Twist of Fate

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  4. Non so se si possano fare domande, ma ci provo : perché definisci "if dogs run free" "un affresco beat"? Grazie. Carla

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  5. "Winterlude" is followed by "If Dogs Run Free", a beat jazz paean, featuring scat-singing Maeretha Stewart as a guest vocalist and Al Kooper on piano. (Fonte: Wikipedia)
    Non trovi abbia dei punti di contatto con i reading di Ginsberg e ancora di più con quelli di Jack Kerouac? :)

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  6. Carla, tieni comunque conto del fatto che questo pezzo non fa parte della retrospettiva critica dedicata a Bob Dylan. E' un pezzo più personale e libero, sui ricordi e su come ho scoperto New Morning. Come spiegato nell'introduzione. Per me Dylan deve tanto a Kerouac e in generale alla Beat Generation, non solo in questo singolo episodio, ma più in generale, specialmente nella produzione discografica anni sessanta e settanta. :)

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