domenica 18 dicembre 2022

Blood On The Tracks, Bob Dylan (1975)



Blood On The Tracks (1975)

Acclamato da critici e fans come uno dei miglior lavori in studio di Bob Dylan, questo album è la prova di coraggio e della definitiva maturità avvenuta del grande songbook dylaniano. Uno dei dischi di riferimento degli anni settanta e forse uno dei migliori album di cantautorato rock di tutti i tempi.

Qualcuno ha scritto:“E' un album costruito sul tema della delusione amorosa, e la sua esecuzione, quasi totalmente chitarra e voce, può, ad un primo ascolto, far pensare ad un lavoro amatoriale. Ed è questo l'esito al quale vuole pervenire Dylan, per il quale le origini sono riferimento perenne, mai rinnegate dalle svolte rock”.

In Blood On The Tracks il tema universale è l’uomo: alla ricerca di se stesso, di una donna, di un desiderio e con una malinconia da scacciare lontano. Forse in Africa, forse nella provincia americana, sempre “sulla strada, diretto verso un altro incrocio”...

Ispirato dal maestro di pittura Norman Raeben, Dylan ritrae un affresco di rara potenza e suggestione lirica. Un lavoro capace di descrivere sentimenti universali quali redenzione, destino ineluttabile, viaggio, e soprattutto il desiderio di rifugio dal dolore. Non ultima la consapevolezza del rimpianto. Il tema della rinuncia, che per dirla alla Francesco Guccini porta sempre con sé una buona dose di malinconia e di tristezza. Tangled Up In Blue, canzone che apre il disco è una dichiarazione d’intenti all'arma bianca. Una storia ricca di dettagli, frame e fughe laterali, come una periferica Interstate 35W del Minnesota.

Blood on the tracks è anche un’ opera in due atti: New York Sessions e Minnesota Sessions.

Uno dei punti di forza del disco è proprio questa riscrittura dei brani. Testo e musica. Sono proprio pezzi come Tangled Up In Blue e Idiot Wind a trarne maggiore giovamento e vigore, formale e strumentale. Brani che possiamo ascoltare anche nelle versioni spoglie presenti su Bootleg Series 1-3.

Partiamo proprio dalle chitarre barocche di Tangled up in blue, con quel avvilupparsi e sciogliersi in preziosi intarsi, capaci di arricchire anche il senso stesso delle parole. Notevole, in tal senso, è la sequenza di note che apre il brano richiamando direttamente Like A Rolling Stone. Non si tratta di una semplice riscrittura agiografica, dato che qui Dylan è letteralmente consapevole di riscrivere la sua storia. Ci racconta con verismo il mestiere di musicista come se questo fosse un sogno effimero, suonando canzoni che vibrano, quanto il blues e il folk che lo hanno ispirato.

Il genio di Dylan risiede nel dualismo caratterizzato da canzoni vigorose eppure semplici. Blood On The Tracks è un disco che si può eseguire per intero accompagnandosi solo con chitarra e armonica. Nonostante questo l'album funziona anche e soprattutto riproposto in chiave elettrica. Pensate alla poderosa resa di brani quali Shelter From The Storm, Idiot Wind e You‘re A Big Girl Now, tratte dal live Hard Rain.

Simple Twist Of Fate, elegante dramma notturno per chitarra, basso e armonica. Essenziali pennate sostenute da morbide volute di basso, su cui si fa strada lentamente il lamento dell'armonica. Siamo di fronte ad uno dei migliori testi dylaniani in assoluto. Con un fatalismo da vivere su un materasso umido di lanugine e lacrime di pioggia.

La frase d’armonica in You‘re A big Girl Now è un lamento a cuore aperto per un dolore impossibile da spiegare. Il critico Paul Williams definisce questo assolo “primitivo” ed efficace nel far da contraltare all'elegante e inusuale tappeto sonoro. Idiot Wind, invettiva dai toni shakespeariani sul tema del tradimento, è il solo brano ad avere una struttura lineare di strofa-ritornello-strofa. Dominata dalla voce grintosa di Dylan, e impreziosita dall’organo di Gregg Inhofer e dalle percussioni di Bill Berg.

Lily, Rosemary and the Jack of Hearts è la sintesi di immagini pittoriche narrate con toni da cinema western e surreali atmosfere di biscazzieri e bettole del secolo scorso, che ricordano da vicino alcuni film diretti da Robert Altman. If You See her Say Hello, si apre coi dolci ricami delle chitarre di Dylan, Odegard e Weber. Una malinconica epopea di separazioni, ricordi e amori lontani, forse anche più di un continente.

Shelter From The Storm, è probabilmente il brano che vale il disco, se non la carriera di un cantautore, forse anche due, in certi casi... Non si tratta banalmente di una narrazione dell'amore per una donna, ma della ricerca di un punto che va sempre oltre ogni apparente méta, e di cui ogni cosa diventa in qualche modo simbolo. E’ la Bellezza l'ideale che il cuore di Dylan insegue nella sua corsa senza fine. Il tormento più terribile è quello di scoprire che, nel tentativo di costruire la propria felicità, si è finito col distruggere con le proprie mani la misteriosa promessa di compimento che si era intravista. E allora non resta che riprendere nuovamente il viaggio. Ancora Paul Williams ci viene in soccorso, per descrivere un brano di rara e unica bellezza e magnificenza.

Blood On The Tracks è il disco più profondo, sofferto, che più di tutti colpisce nell'intimo chi ascolta, e chi sa ascoltare. Qui le emozioni sgorgano dure, improvvise, vive, come da una ferita: quella che Blood On The Tracks lascerà nel vostro cuore. Un lamento sofferto ma mai privo di dignità, sempre fiero, virile. Disco arcigno e a tratti indomabile, a volte invece più placido e rassegnato, come per la conclusiva Buckets of Rain. 

Un album dove la linea del tempo viene volutamente destrutturata secondo la lezione del maestro Raeben e che ci riporta ad atmosfere degne del cinema di Altman, Bresson o Peckinpah.

L’eroe non celebrato di Blood On The Tracks resta il bassista Tony Brown, che per aver partecipato alla realizzazione di questo disco meriterebbe un posto di riguardo nella storia della popular music. Ancora una storia di side-man dimenticati che varrebbe almeno un articolo e un racconto a sé.

La rivista Rolling Stone piazza Blood On The Tracks al sedicesimo posto nella classifica degli album più belli di sempre. E' un disco che ci restituisce il pathos e la "concentrazione" del Dylan anni sessanta. Un lavoro che ascoltato a distanza di quasi 40 anni possiede ancoraun fuoco, un'energia e un flusso di creatività che difficilmente è possibile riscontrare nella storia della popular music.

14 commenti:

  1. fingerpicking su simple twist of fate? questa ancora mi mancava..

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  2. certo e ti mancherà ancora adesso xke non c'è scritto..

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  3. perchè abraxas è un disco brutto,scusa? cosa doveva mettere i pink floyd, giusto!?!

    e vai Anatani! sei davvero un grande; il vittorio sgarbi d blogspot...
    grazie poi per le dritte musicali. potresti fare il critico di recensioni, oppure potresti aiutarci a lucidare le maniglie del Titanic! ;)))

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  4. x zimmerman e antani

    ma ke avete da ragliare tanto
    x me sta recensione è davvero interessante invece

    complimenti x il blog johnny
    e x tutto
    so ke stai passando un brutto periodo, ma cerca di fregartene
    hold on!

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  5. ragazzi, grazie per i molti commenti, soprattutto per quelli negativi...
    servono per migliorare il blog, che è di tutti...
    quindi dico in special modo a zimmerman 85, antani e aldo, ragazzi unitevi e mandate il materiale se ne avete, oppure se volete fare un suggerimento, critiche costruttive possibilmente e nn demolitive stile quelle fatte al sito di maggies farm...
    il mio indirizzo è

    ercolesperanza@gmail.com

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  6. preciso che nn si trattava di una critica negativa alla recensione, che reputo ben fatta e interessante.
    semplicemente, premettendo che le classifiche di rolling stone a mio avviso lasciano il tempo che trovano, non reputo assolutamente che un disco come abraxas, pur musicalmente magnifico, possa minimamente competere con uno qualsiasi dei capolavori di dylan, beatles o rolling stones o di altri come london calling,grace,hrvest,born to run,horses ecc...tutto qui. poi stiamo parlando di gusti, quindi il non disputandum est vale sempre, però mi sono permesso di esprimermi lo stesso e spero di non essere sembrato il classico criticone a tempo perso. quindi mi scuso se il tono poteva sembrare quello e ribadisco la stima per la recensione e più in generale per il progetto blog di maggiesfarm, promettendo anzi, sempre che possa interessare ai gestori del sito, una recensione su un altro disco del nostro

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  7. onore a johnny che ha avuto il buon senso di rettificare l'iniziale inesattezza su simple twist of fate (paragonarne lo stile chitarristico a quello di don't think twice è quanto meno ardito, oltre che tecnicamente errato).
    e grazie a james dei complimenti che ovviamente ricambio: questo blog ha bisogno della tua inesorabile quanto fulminante ironia.

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  8. zimmermann 85 e antani
    siete ufficilamente assoldati a collaborare attivamente al blog

    zimmermann, manda tutto e tutto verrà pubblicato sul blog senza nessuna censura, prometto!

    contattatemi tramite mail
    ercolesperanza@gmail.com

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  9. Nella carriera di Bob Dylan spesso ci sono le trilogie.
    In tal caso qui assieme a Blood On The Track, c'e' Desire e Street Legal.E prima ancora c'e' Planet Waves.
    Secondo me Planet Desire e Stree Legal sono tutti e tre nettamente superiori a Blood on The Track.
    Lo so che ora si parla di Blood,ma a me non entusiasma fino in fondo lp (lo chiamo lp perche' lo comprai in lp).
    A parte Idiot Wind...a parte il capolovaro Idiot Wind e You are Big Girl Now.
    Debbo fare una precisazione anche.Jakob Dylan dira' sull'album che in realta'questo parlava della relazione tra Bob e Sara.

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  10. x stefano
    beh,credo sia un punto di vista molto valido il tuo, anche se nn lo condivido appieno

    cmq, ti andrebbe di scrivere qualcosa su street legal e planet waves?
    credo ke i pezzi migliori di blood sn shelter e tangled, e poi viene idiot...

    la tesi delle trilogie è stata confermata, ma mi lascia un pò perplesso xchè mi sembra uno schema poco affine per uno come dylan

    un saluto dalla cantina
    di Johnny Basement

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  11. Ti invio qualche cosa che ho scritto ora su "Street Legal".Piu' che una recensione e' un commento personale su questo album,che e' stato sottovalutato da molti e non si sa veramente il motivo.
    StefanoC

    Puo' darsi che sia un caso quelle delle trilogie Dylaniane.Pero' sembra essere cosi'guarda il periodo religioso Slow,Saved,Shot e non solo.
    Alla prossima

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  12. Dico la mia, sapendo che l'ironia non è il mio forte! La recensione di "Blood on the tracks" è condotta molto bene. In questo lavoro Dylan è universale perché è uno di noi, con il dono creativo di saper raccontare, con la musica e le parole, i sentimenti che ognuno ha provato e prova di fronte all'amore, alla perdita, al dovere di lasciar finire un amore finito. Amo tutte le canzoni dell'album. Su tutte "you're a big girl now". L'unione delle parole dell'incipit suonano poeticissime "our conversation was short and sweet" essendo la combinazione di suoni dolci che sanno trasmettere sorridente malinconia. Grazie. Carla

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  13. Oggi penso che scriverei qualcosa di diverso, spero anche di migliore. E' una vecchia cosa che ho rispolverato, ma risale a 12 anni fa, circa. Grazie per il commento, Carlo. Buona musica e buona domenica! :)

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  14. Allora attendo l'aggiornamento!! Buona settimana Carla Cinderella

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