Bob Dylan: tempo, maschere e sopravvivenza di una voce Americana
Bob Dylan: tempo, maschere e sopravvivenza di una voce americana
Quando Things Have Changed appare nel 2000, Bob Dylan non inaugura semplicemente un nuovo decennio: chiude definitivamente il Novecento dal punto di vista della propria opera. Il brano, scritto per Wonder Boys, è una dichiarazione di poetica più che una canzone “per il cinema”. Dylan canta come se avesse già attraversato tutto ciò che contava attraversare. “People are crazy and times are strange” non è un’osservazione generazionale ma una sentenza definitiva, pronunciata da qualcuno che non pretende più di capire né di spiegare. Musicalmente il pezzo è secco, quasi dimesso, costruito su una scansione blues-folk che evita qualsiasi enfasi. È il Dylan che smette di inseguire il tempo e decide di sopravvivere al tempo, con una voce che non cerca redenzione né centralità. Qui nasce il Dylan dei Duemila: laterale, ironico, spietatamente lucido.
Love and Theft: arte del saccheggio come forma di verità
Love and Theft è il vero atto fondativo del Dylan anni Duemila. Non un ritorno alle radici ma un’operazione di archeologia attiva, in cui blues, hillbilly, swing, vaudeville e early rock’n’roll vengono ricombinati senza nostalgia. Brani come Mississippi, High Water (For Charley Patton), Lonesome Day Blues, Floater (Too Much to Ask) e Sugar Baby mostrano un autore che ha interiorizzato il linguaggio della tradizione fino a poterlo deformare dall’interno.
Mississippi è centrale: il testo è un labirinto di rimandi emotivi, fallimenti accettati, desideri non riscattabili. “I got nothing for you, I had nothing before” è una frase che Dylan avrebbe potuto scrivere solo dopo aver avuto tutto. High Water è invece una cronaca apocalittica travestita da blues arcaico, dove la storia americana diventa un’inondazione ciclica, una violenza che ritorna sempre uguale. Sugar Baby, che chiude il disco, è una meditazione sul tempo e sulla distanza emotiva, cantata con una voce che sembra arrivare da una stanza vuota.
Qui Dylan non “cita” il passato: lo abita. Il furto del titolo non è morale ma ontologico. La tradizione non è un’eredità ma un territorio da attraversare saccheggiando ciò che serve per dire il presente.
Modern Times: sopravvivenza come forma di classicismo
Cinque anni dopo, Modern Times appare come un disco più compatto, meno frastagliato, ma altrettanto radicale. È un album ossessionato dal corpo, dalla fatica, dalla resistenza. Thunder on the Mountain apre con un’energia quasi ironica, mentre Spirit on the Water e Workingman’s Blues #2 mostrano un Dylan che parla da dentro la stanchezza, non contro di essa.
Workingman’s Blues #2 è uno dei testi più politici del Dylan maturo, ma lo è senza slogan. La crisi non viene nominata: viene vissuta. Ain’t Talkin’, che chiude il disco, è una delle sue grandi canzoni testamentarie. Un monologo errante, violento, biblico, in cui il narratore cammina in un mondo senza legge, senza perdono, senza ritorno. Musicalmente è ipnotica, testuale fino all’ossessione. Dylan non predica: testimonia.
Modern Times è il disco di un autore che ha scelto il classicismo come strategia di sopravvivenza. Non c’è più sperimentazione apparente, ma un controllo assoluto della forma, come se Dylan avesse deciso che la modernità può essere affrontata solo con strumenti antichi.
Together Through Life: Chicago, la memoria e il suono della maturità
Con Together Through Life Dylan chiude il decennio e firma il suo 33º album in studio, un dato che non è numerico ma simbolico. Il riferimento al sound Chess Records non è un omaggio superficiale ma una scelta strutturale. Il blues elettrico di Chicago diventa la lingua franca del disco, ma contaminata da elementi inusuali come tromba e fisarmonica, che spostano l’asse verso un territorio quasi da border music.
La presenza di David Hidalgo e Mike Campbell è decisiva. Hidalgo porta una sensibilità roots che non è revivalistica, Campbell una precisione chitarristica asciutta, mai ornamentale. Il risultato è un suono pieno, fisico, terrestre. Brani come Beyond Here Lies Nothin’ e Jolene lavorano su strutture blues essenziali, ma con testi che parlano di fine, di limite, di impossibilità.
La collaborazione con Robert Hunter aggiunge una dimensione ulteriore. I testi scritti a quattro mani non cercano l’aforisma ma la visione lunga. Forgetful Heart è una meditazione sul ricordo come ferita permanente, cantata con una dolcezza quasi crudele. Life Is Hard è un blues lento, spoglio, che rifiuta ogni consolazione. This Dream of You, registrato in quelle sessioni, è uno dei momenti più lirici del periodo: un sogno amoroso che si dissolve mentre viene raccontato.
I Feel a Change Comin’ On è il nodo simbolico del disco. Dylan rende omaggio a Sam Cooke, ma chiude un cerchio storico: Cooke si era ispirato al Dylan degli esordi per A Change Is Gonna Come, e ora Dylan restituisce quel debito, trasformandolo in consapevolezza tardiva, non in promessa.
Un Dylan più testimone, meno profetico
Il Bob Dylan degli anni Duemila non cerca più di interpretare il mondo: lo attraversa. Non offre soluzioni, non costruisce miti, non chiede adesione. È un autore che ha scelto la posizione del testimone, consapevole che ogni parola arriva tardi ma che proprio per questo può essere definitiva.
Da Things Have Changed a Together Through Life, Dylan costruisce una poetica della permanenza. La tradizione non è un rifugio ma un campo di battaglia. Il blues, il soul, l’R’n’B non sono linguaggi “altri” ma forme di conoscenza, strumenti per leggere un’epoca che ha smarrito la propria narrazione.
Questo Dylan non è nostalgico. È post-storico. Guarda il passato non per tornarci ma per capire come si ripete. Il suo canto è quello di un uomo nato negli anni Quaranta che osserva il XXI secolo senza illusioni e senza paura. Non c’è tristezza in questa visione, ma una lucidità feroce.
Negli anni Duemila Bob Dylan non si reinventa: resiste. E in quella resistenza, ostinata e profondamente americana, costruisce una delle fasi più coerenti e sottovalutate della sua carriera. Un canto che non chiede di essere amato, ma ascoltato con attenzione.

Commenti
Posta un commento